Alti livelli di acido urico sono corresponsabili di 4 infarti miocardici su 10
Tredici milioni di italiani avrebbero alti livelli di acido urico. Una minaccia per il cuore e la circolazione: secondo le ricerche che negli ultimi anni si sono susseguite, è un fattore di rischio cardiovascolare corresponsabile di 4 infarti miocardici su 10, soprattutto in chi ha già alti livelli di colesterolo, ipertensione e iperglicemia.
Tuttavia solamente il 2% della popolazione sa che cosa sia l'acido urico o l'ha mai misurato, mentre il 70% di chi ha misurato almeno una volta l'uricemia non ripete il test più di una volta all'anno.
Secondo Claudio Borghi, dell’Università di Bologna e coordinatore del documento di consenso sulla revisione dei livelli di acido urico come fattore di rischio cardiovascolare, considerando la soglia attuale di rischio fissata in 6 mg/dl di sangue si è dimostrato, che per ogni incremento di 1 milligrammo il rischio di complicanze cardiovascolari gravi cresce dal 9 al 26%, con un parallelo incremento della mortalità e aumenta di oltre il 20% il pericolo di ictus. Inoltre, l'eccesso di acido urico aumenta il rischio di ipertensione arteriosa e danni renali, e quasi triplica la probabilità di diabete mellito tanto che alcuni studi sperimentali suggeriscono che l’iperuricemia possa essere un fattore di rischio più temibile del colesterolo.
I meccanismi del danno da acido urico sono molteplici e complessi. I cristalli di urato che si depositano sulla parete dei vasi aumentano la possibilità di formazione della placca aterosclerotica, a cui contribuiscono anche i processi di sintesi dell’acido urico portando alla formazione di una grossa quantità di sostanze ossidanti che alterano l’endotelio della parete dei vasi rendendoli più suscettibili alla comparsa di aterosclerosi.
I danni dell'iperuricemia sono particolarmente evidenti nei pazienti che possiedono uno o più fattori di rischio cardiovascolare, nei quali risulta ancora più importante la conoscenza dei livelli di uricemia che possono risultare fuori soglia anche per un valore più basso fino a 5.5 milligrammi per decilitro tanto che si discute se il valore limite debba essere un po’ abbassato.
Il test è semplice ed economico, basta una goccia di sangue. In caso del riscontro di iperuricemia, è opportuno cercare di rientrare nella norma per non correre inutili rischi. ( Xagena_2014 )
Fonte: SNAMI, 2014
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